Siamo tossici digitali
In Marketing digitale[Tempo di lettura 3 minuti]
Sembra un paradosso. In un’Italia che occupa gli ultimi posti nella UE per l’innovazione digitale, dove una buona parte della popolazione rimane ancora esclusa dalla banda larga, parlare di intossicazione digitale potrebbe apparire stravagante. Già stai pensando che è una provocazione, visto che chi scrive queste righe è un marketer digitale, appassionato di tecnologia e founder di un’agenzia di marketing digitale. Mi spiace però non è un trucchetto per attirare l’attenzione, si tratta di realtà.
Digital detox
Forse ti ho beccato con lo smartphone in mano. Molto probabilmente, mi stai leggendo proprio dal suo display. Ora ripercorri la tua giornata, lavorativa e non. Pensa alle email a cui rispondi a qualsiasi ora, ai messaggi, alle storie, a Facebook, Instagram, Twitter e via via discorrendo… Ricorda sempre che l’Italia è il terzo paese al mondo, dopo Corea del Sud e Hong Kong, per numero di smartphone.
Lo spunto per riflettere sugli effetti tossici di queste abitudini sul nostro lavoro e perché no, anche sulla nostra vita privata, l’ho avuto all’ultimo IAB Forum (Interactive Advertising Bureau) di Milano, seguendo l’illuminante speech di Alessio Carciofi, dal titolo appunto Digital Detox.
Dopati
Controlliamo mediamente lo smartphone quasi 200 volte al giorno, perché quell’aggeggio hi-tech da cui non riesci a separati rilascia realmente dopamina. Ci offre una ricompensa, sociale, lavorativa, ludica etc. ogni volta che portiamo a termine un’azione su di esso.
Ciò però ci ha catapultati nell’era della distrazione. Questa grande quantità di stimoli, di informazioni, di eventi, di socialità e di possibilità a portata di mano ha ridotto la nostra capacità di attenzione, che ora è scesa attorno agli 8 secondi, più bassa di quella di un pesciolino rosso (9 secondi), mentre nel 2012 era di 12 secondi.
Produttività in calo
Siamo diventati distratti cronici e ciò si ripercuote sulla nostra produttività. Il 28% del tempo lavorativo viene eroso da distrazioni digitali. Secondo uno studio della Harvard Business Review, queste distrazioni sono molto frequenti, in alcuni casi anche ogni 180 secondi e il guaio è che occorrono circa 24 minuti per riprendere il focus interrotto. Ci sono poi ambienti di lavoro particolarmente tossici sotto questo punto vista, gli uffici open space ad esempio.
Per di più secondo Carciofi l’essere umano non è multitasking. E’ una bufala che rallenta la produttività fino a meno del 40%, ostacola la creatività e produce ansia e dipendenza. Ne consegue che la produttività generale negli ultimi decenni è in continua diminuzione mentre le frequenti distrazioni hanno influenza negativa anche sul QI (FocusWise e Harvard MBA).
Ma c’è un rimedio?
Certo, e come immaginerai, è persino ovvio ma dipende molto da noi e sembra parecchio impegnativo. Del resto quando si tratta di dipendenze o cattive abitudini è sempre dura. Se “l’attenzione è la nostra moneta per il successo”, dovremmo essere più attenti a come spendiamo questo valore prezioso. Bisogna essere in grado di separarsi dalle distrazioni, così come fanno gli atleti prima di una gara. Imparare a gestire le email, le telefonate, i meeting e tutte le altre distrazioni digitali. Acquisire quindi la capacità di amministrare la nostra attenzione e la nostra energia, perché “la vita è dove e come poni l’attenzione” come dice Alessio Carciofi, che ha scritto un libro sull’argomento (Digital Detox, Hoepli) e pubblicato anche un sito (https://www.digitaldetox.it/).